Sua madre, Camilla de Compellis, l’ha messo al mondo a quasi 60 anni, ed è morta quando lui era sui 14. Il padre Giovanni, ufficiale al soldo della Spagna, visto che non studia, lo prende tra i suoi soldati: maneggio delle armi, gioco, risse per i soldi, Camillo non chiede di meglio. Ma nel 1570 il padre muore, e un’ulcera a un piede manda lui all’ospedale San Giacomo di Roma.
Qui lo curano bene, lo assumono pure come inserviente, ma poi devono cacciarlo: non lavora, gioca, disturba... Torna soldato e combatte per Venezia, poi per la Spagna, si mangia ancora la paga alle carte e ai dadi, e finisce barbone in Puglia. Lo prendono poi come manovale i Cappuccini di Manfredonia, che lo aiutano anche a ritrovarsi, a capire, tanto che nel 1575 lui chiede di entrare nell’Ordine.
Ma il piede malato lo riporta all’ospedale romano; il chiudersi e il riaprirsi della piaga scandiscono ormai i ritmi della sua vita. Stavolta rimane in ospedale per quattro anni, e si scopre capace di aiutare i malati, impara a curarli, dimentica il convento: la sua vita è lì per sempre, cercando "uomini da bene che si consacrassero con lui ai malati per solo amor di Dio". Ne ha con sé cinque nel 1582, quando passa all’ospedale di Santo Spirito.
Riprende a studiare, è ordinato prete nel 1584, vede crescere intorno a sé i compagni, che nel 1586 vengono riconosciuti dalla Chiesa come religiosi della “Compagnia dei Ministri degli Infermi” (innalzata poi nel 1591 alla dignità di Ordine religioso). Portano sull’abito nero una ben visibile croce di panno rosso; il segno che d’ora in poi, nelle guerre e in ogni sventura, annuncia il soccorso e ravviva la speranza. E vengono chiamati “Camilliani” dal nome del fondatore, che estende la sua attività a tutta Italia.
Lavoro negli ospedali, assistenza ai morenti anche nelle case, prendendo alla lettera la parola del fondatore: il malato e il povero sono “la persona del Signore”. Dunque gli uomini con la croce rossa sul petto rifiuteranno le cariche negli ospedali e si concentreranno sulle persone, come sacerdoti e come medici insieme, con la fede e con la scienza.
Camillo anticipa gli sviluppi dell’assistenza ospedaliera. Dobbiamo essere “madri” dei malati, dice, più ancora che fratelli, e dare loro tutto il necessario, anche “con piacevolezza”: devono sorridere. Per mostrare come si fa, lascia anche la guida dell’Ordine e lavora in corsia. Alla sua morte i Camilliani sono 322; poi vengono altre vocazioni, ma trent’anni dopo ne troviamo solo 307, perché tanti sono stati falciati dalle epidemie al letto degli appestati, fedeli fino all'ultimo. La sua voce, però, ha continuato a chiamare, e gli “uomini da bene” a rispondere: oggi i Camilliani sono attivi in 27 Paesi dei 5 Continenti. I resti del fondatore (canonizzato nel 1746) sono venerati nel santuario del paese natale, Bucchianico, vivace centro di pellegrinaggi.
Si ringrazia il sito http://www.santiebeati.it e l'autore del testo Domenico Agasso.