Il discorso della montagna
I miracoli che opera Gesù portano molta gente a credere in Lui, ma tanti rimangono indifferenti, diffidenti, sospettosi...
Se con i miracoli Gesù salva il corpo dell’uomo e lo libera dal male fisico, con le sue parole egli tende al risanamento dello spirito. Offre una medicina che vale per tutti i tempi. Questa medicina la troviamo nel “Discorso della Montagna”, una specie di “codice” dell’amore… E’ una predicazione che vede Gesù in primo piano, infatti egli per primo la mette in pratica. I suoi miracoli non vanno mai a sfavore degli uomini, al contrario sempre a favore. I suoi prodigi diffondono gioia e ogni suo “segno” è un gesto d’amore. Gesto che egli invita ad imitare..
Il Discorso inizia con le “Beatitudini”… (Matteo 5,1-12) Con queste parole ha inizio l’annuncio del Regno di Dio, esse sono una guida utile per chi vuole trovarlo.
Chiudiamo gli occhi per un istante e immaginiamo Gesù… Sta parlando con me…
Alla vista delle folle Gesù salì sul monte e, come si fu seduto, si accostarono a lui i suoi discepoli.Allora aprì la sua bocca per ammaestrarli dicendo:
“Beati i poveri di spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati gli afflitti,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché erediteranno la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati quelli che operano per la pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati a causa della giustizia,
poiché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi! Quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male a causa mia,rallegratevi ed esultate, poiché grande è la vostra ricompensa nei cieli.
Così, del resto,perseguitarono i profeti che furono prima di voi.”
Le Beatitudini
Le beatitudini sono una promessa di vera felicità. Una promessa che può illuminare e sorreggere la vita soprattutto dei "Poveri di Jahvè", coloro cioè che vivono la propria vita integra nella fedeltà al Signore e nella aspettativa della sua ricompensa.
“Beati i poveri in spirito… perché di essi è il regno dei cieli. “
La povertà che Gesù proclama nella prima beatitudine non è una povertà materiale, egli non ci chiede di essere dei barboni, dei poveracci , coloro che non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena, ma la povertà di cui Egli ci parla indica prima di tutto un atteggiamento spirituale nei confronti di Dio. I poveri in spirito attendono ogni aiuto da Dio.
La beatitudine della povertà è un chiaro invito a distinguere nella vita ciò che è l’essenziale, come la comunione con Dio, da ciò che è secondario, come beni e ricchezze. Quindi per rientrare nella categoria dei poveri dobbiamo contare sulla bontà del Signore, sulla sua potenza, sulla sua misericordia, e non solo sulle nostre forze. Dobbiamo mettere ogni speranza in Dio, essere umili davanti a Lui.
La povertà ci chiede di essere aperti alla buona notizia del Vangelo, ad accogliere la parola di Gesù come parola che rassicura, conforta, dona serenità e speranza. Se riusciremo ad essere poveri così, il Regno è già nostro,perchè siamo disposti a riceverlo volentieri e con gioia.
“Beati gli afflitti… perché saranno consolati.”
Così dice Gesù:
“Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero”. (Mt 11, 28ss)
Gli afflitti “beati” non sono coloro che vengono colpiti dalle disgrazie o sono in preda al dolore od alla angoscia per motivi materiali, morali o spirituali. Ma gli afflitti sono beati quando nonostante la situazione svantaggiata, sfortunata, non si chiudono in se stessi, non si lasciano vincere dalla sofferenza e continuano ad operare per il regno di Dio e ad avere fiducia in Lui.
Gesù che suda sangue nell’Orto degli ulivi senza rinunciare a compiere la volontà del Padre (Lc 22,39-46), è l’esempio più eloquente dell’afflitto beato: non un arreso, non un rinunciatario, ma un coraggioso, fedele alla missione nonostante la sofferenza.
L’afflitto beato è colui che cerca la sua consolazione nel Signore, chi, nella prova, si rifugia nel Padre Celeste e in Lui solo confida